PER TUTTI GLI APPASSIONATI DI BALLO
DIRTY
DANCING
Un travolgente mix di balli sensuali e amori
estivi proibiti
Per
tutti quelli che non vogliono perdersi un cult intramontabile e uno straordinario Patrick Swayze
Nell’estate
del 1963 l’adolescente Frances detta “Baby” è in vacanza con la sua famiglia
composta da padre, madre e da una sorella più piccola frivola e superficiale,
in un villaggio turistico di proprietà dell’anziano Max Kellermann.
La
diciassettenne Baby è la prediletta della famiglia, una ragazza tranquilla e
studiosa con tanti sogni e aspirazioni
tra cui l’obiettivo di studiare economia al College.
Durante una
serata conosce una coppia di ballerini
che si esibiscono per i clienti del villaggio in danze latinoamericane. Baby
rimane estasiata dai loro frizzanti
movimenti e comincia a
frequentarli. Il ragazzo si chiama Johnny mentre la sua partner di lavoro,
Penny. Baby si innamora di Johnny e tra i due nasce una storia d’amore furtiva.
Penny scopre di essere incinta di un mascalzone, Robbie, un cameriere
del complesso turistico. Decide di abortire
rischiando la vita ma Baby chiama
suo padre, medico che la guarisce.
La ballerina è però costretta a
un periodo di convalescenza e Baby si offre di aiutarla sostituendola con grande
successo sul palcoscenico e diventando
sempre più legata a Johnny nonostante il parere contrario dei suoi che
dovranno, alla fine, ricredersi sul conto
ragazzo.
Film del
1987 diretto dall’italoamericano Emile Ardolino. Ha vinto due oscar e tre golden
globes è diventato un cult seguito da generazioni intere di spettatori.
Un enorme
successo per una produzione partita con un budget ridotto e senza attori
famosissimi, ai tempi e con una grande paura delle critiche per l’audacia di
certe scene a sfondo sessuale.
In realtà è
stato proprio l’aver osato correre il rischio di trasgredire i rigidi canoni
del cinema USA con qualcosa di nuovo, in un’epoca di grandi cambiamenti come
gli anni 80, che ha permesso a questa pellicola di sfondare e distinguersi. Vi sono maliziosi accenni a erotismo e sesso anche nel titolo
“Dirty Dancing”( letteralmente balli sporchi)
ma sono mitigati dalla genuinità
di un adolescenziale amore estivo
contrastato dalla diversità di ceto sociale e da immagini allusive e mai
esplicite.
Nel cast si
distingue Patrick Swayze (Johnny). E’ stato questo film a lanciare l’attore che
qui dà una prova straordinaria della sua abilità di ballerino professionista;
con il suo invidiabile fisico scolpito si esibisce in acrobatici salti e provocanti balli di coppia senza l’aiuto di una controfigura.
Va ricordata
anche l’attrice Jennifer Grey (Baby), interpreta una ragazza acerba, acqua e
sapone che in una sola estate scopre il sesso, l’amore e la passione per la
danza.
Con l’aiuto
del coreorgrafo Kenny Ortega, i due
attori principali sono riusciti a costruire tra loro una grande complicità e a
trasmettere con sinuosi movimenti sexy di ballo
un’innocente accenno di erotismo e allegria, esibendosi nei generi
più disparati: dal mambo, al cha cha, alla baciata…
Degna di
nota la colonna sonora; tra cui la
celebre canzone “(I’v had) a time of my life”
di Billy Mendel che accompagna la scena più famosa in cui l’attrice
Jennifer Grey si esibisce in uno spettacolare salto e viene afferrata in volo
da Patrick Swayze.
Tra gli
altri aspetti cult la frase tormentone ricordata dai più: “Nessuno può mettere
Baby in un angolo” detta da Johnny quando, verso la fine, prende Baby per mano e la porta a ballare.
A ritmo di
scatenate e coinvolgenti canzoni un indimenticabile spettacolo di
passo a due accompagnato dal fascino del proibito, da un amore impossibile e da un’ eccitante, irrefrenabile passione per la danza.
PER TUTTI GLI APPASSIONATI DI MODA
I
LOVE SHOPPING
Una
giovane giornalista squattrinata ossessionata
dallo shopping cerca la sua strada nella giungla di tentazioni griffate di
Manhattan
Per
tutte quelle che proprio non possono resistere a un paio di scarpe in saldo
Rebecca
Bloomwood, detta Becky, è una
giornalista disoccupata ossessionata
dalla mania per gli
acquisti che la porta a indebitarsi. Per evitare le
telefonate insistenti dei gestori della sua carta di credito continua a inventare bugie assurde pur di non affrontare la sua
disastrosa situazione economica.
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Un’amica la
costringe a frequentare un gruppo di terapia dell’acquisto ma non ha molto
successo. Il sogno di Becky è lavorare per un giornale di moda “Alette” ma per ironia della sorte, viene assunta da
una rivista finanziaria: “Far fortuna risparmiando”. Finisce per innamorarsi
del suo caporedattore ma l’impiegato del recupero crediti riuscirà a trovarla e
dovrà affrontare la verità e rimediare ai suoi errori.
La storia è
tratta dal bestseller di Sophie Kinsella “I love shopping” e “I love
shopping a New York”.
Nonostante
la sua passione sfrenata per la moda il
look di Becky non colpisce; è
disordinato e confuso con abbinamenti spesso azzardati e troppo ricco di
accessori. Rispecchia la sua mania
dell’acquisto compulsivo di accessori griffati dovuta alla sua infanzia in cui
i genitori la vestivano sciatta e dimessa. Compra spesso oggetti inutili solo
per il gusto di vivere l’inebriante momento della strisciata della carta di
credito e dell’uscita trionfale dal negozio con voluminosi pacchetti, un gesto
a cui lei sembra non riuscire a resistere.
La pellicola
è leggera, la solare attrice Isla Fisher diverte con tutte le scuse assurde che goffamente
cerca di inventarsi per evitare il recupero crediti e il suo amore sfrenato per
lo shopping.
Alcune
battute sono veramente geniali e faranno sorridere tutte le "fashion victim" più
convinte come, per esempio, fra le tante. “l’intimo è un diritto umano
inalienabile”. Un altro momento veramente spassoso è la scena dei saldi visti
come una guerra all’ultimo stivale.
Una commedia fashion che mostra
il colorato e abbagliante mondo dello shopping come un luogo da fiaba
che solo i più grandi appassionati
possono comprendere, dove si parla “il pradese” e i manichini ammiccano invitanti
ai possibili acquirenti. Per concludere con una morale
finale sul potere consumistico del marketing e sugli effetti collaterali
di una dipendenza da Manolo Blahnik.
SEX AND THE CITY (THE MOVIE)
Un
film romantico e glamour, leggermente piccante ma dai toni bon ton con
molta “city” e poco “sex” ben lontano dalla trasgressione graffiante della famosa serie
Per
tutti quelli che sono appassionati del telefilm e vogliono scoprire come
va a finire la storia delle ragazze dopo gli ‘anta
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Il film del
2008 è diretto da Micheal Patrick King e vuole essere il seguito dell’omonima
serie tv di grande successo.
Il genere è
quello della commedia romantica tradizionale, ben diversa dai toni del telefilm che trae spunto dalla rubrica di Carrie sul
New York Times per realizzare una sorta di documentario sui newyorkesi e il
sesso. Il "fil rouge" che lega il film alla serie sta nella ricercata scelta degli abiti
e degli accessori, i veri e indiscussi protagonisti. L’eccentrica e geniale costumista
Patricia Fields ha saputo conciliare l’evoluzione e la continuità dei
personaggi attraverso il loro look. Così, per esempio, abbiamo Carrie che
alterna abiti vintage a quelli alla
moda, con stampe a fiori e particolari sexy e sbarazzini senza essere
eccessivi; Charlotte mantiene il suo
stile classico di sempre con qualche
dettaglio più signorile come costosi eleganti abiti premaman, Miranda abbandona
i noiosi completi da avvocato per tailleur spezzati con toni di colore, infine la
caliente Samantha opta per i toni forti del rosso e del giallo con qualche
tocco di eccentricità e eccessività che la caratterizzano.
Naturalmente non mancano scarpe costosissime da sogno e rigorosamente a tacco 12, come le Manolo Blank di Carrie. Tante sono le case di moda che vengono pubblicizzate con successo come nel telefilm , seguito principalmente da un pubblico femminile attento ai dettagli fashion. Il pezzo forte qui è il voluminoso abito da sposa di Wivienne Westwood.
Naturalmente non mancano scarpe costosissime da sogno e rigorosamente a tacco 12, come le Manolo Blank di Carrie. Tante sono le case di moda che vengono pubblicizzate con successo come nel telefilm , seguito principalmente da un pubblico femminile attento ai dettagli fashion. Il pezzo forte qui è il voluminoso abito da sposa di Wivienne Westwood.
Infine
accessori estrosi come simpatiche borsette a forma di tour eiffel o di
pasticcino e gioielli vistosi completano il look unico delle protagoniste.
Le ragazze sono tornate, più mature e innamorate, sembrano aver trovato una relazione stabile, raccontano com’è l’amore dopo i quaranta con qualche riflessione in più e un pizzico di saggezza.
Un film romantico e glamour, leggermente piccante ma dai toni bon ton, con molta “city” e poco “sex” ben lontano dalla trasgressione graffiante della famosa serie tv.
IL
DIAVOLO VESTE PRADA
Una
commedia griffata e superglamour sull’infernale
e spietato mondo della moda
Per
tutte le fashion victim
Andy Sasch
vive a New York con il suo ragazzo ed è in cerca di un lavoro come giornalista.
Si presenta a un colloquio per il ruolo di
assistente di Miranda Presley, la direttrice di Runway, un’importante rivista
di moda. Anche se la ragazza non è per nulla interessata a quel mondo spera che
quell’impiego possa, in futuro, darle buone referenze per realizzare il suo
sogno di scrivere per un quotidiano.
Viene assunta dall’algida Miranda ma
da quel momento, Andy firma un patto con il diavolo; dovrà soddisfare
tutti i capricci e le assurde richieste
del suo capo trascurando la sua
vita privata. La ragazza alla fine però imparerà ad apprezzare i bei vestiti.
Film tratto
dall’omonimo romanzo di Lauren Weisberg. Anne Hathaway interpreta Andy mentre
la spietata Miranda Presley è la grande Meryl Streep che per questo ruolo ha
avuto una nomination agli oscar. Il suo personaggio prende spunto dalla
direttrice di Vogue America, Anne Wintour che con i suoi occhialoni scuri e il
caschetto mascolino sembra incutere timore. La signora Presley è una donna
potente e spietata che sceglie la carriera e rinuncia con una vena malinconica
agli affetti famigliari. E’ veramente meritevole la grande maestria con cui
Meryl Streep trasmette con
l’espressività del suo volto e con la gestualità la freddezza e la classe del suo personaggio.
Bravo anche
Stanley Tucci con le sue battute
taglienti e il suo cinico umorismo.
Nella
pellicola vengono citate e pubblicizzate alcune delle più importanti case di
moda come Valentino, Chanel e Oscar della Renta.
Gli abiti e
gli accessori sono molto curati e lussuosi, merito dell’abile occhio di
Patricia Fields, costumista della serie “Sex and the City”.
Una
diabolica commedia rosa fashion,
graffiante e griffata con bei vestiti, tacco 12 , lusso e vizi
femminili che lascia spazio per qualche spunto di riflessione.
PER TUTTI GLI AMANTI DEI CANI
LA CARICA DEI 101
Per tutti quelli che non vogliono farsi mancare un indimenticabile classico disney a macchie bianche e nere
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Pongo e Peggy con l’aiuto di altri cani, di un gatto e un cavallo cercheranno di liberarli.
Un film d’animazione del 1961 tratto dal libro di Dodie Smith “I cento e una dalmata”. E’ interessante sapere che fu il primo film ad utilizzare il nuovo procedimento “xerox”( in italiano letteralmente “fotocopia”) che permetteva di duplicare il numero dei cuccioli riducendo i costi.
Negli ultimi anni è uscita una versione rimasterizzata con contenuti speciali in dvd.
Un cartoon con personaggi indimenticabili come la diabolica Crudelia DeMon. La sua stramba capigliatura metà bianca e metà nera, la sua pelliccia e il suo sguardo malefico l’hanno una delle più riuscite figure cattive del mondo animato.
Tante le gag divertenti dei due ladri pasticcioni Orazio e Gaspare, del sognante Rudy e della governante.
I veri protagonisti però sono i cuccioli di dalmata; i 15 hanno tutti un nome associato a una caratteristica (come, per esempio, Macchia per l’evidente occhio cerchiato di nero), ognuno ha un suo carattere e un ruolo ben preciso.
Questa pellicola è stata una vera fonte di ispirazione per molti padroni che hanno chiamato i loro amici a quattro zampe con i nomi dei dalmata: Pongo, Peggy,Lucky sono nomi ormai inflazionati nell’universo canino e la loro origine sta tutta qui.
Una carica di cuccioli a macchie bianche e nere alla riscossa, un capolavoro disneyano dinamico e brillante.
HACHIKO IL TUO MIGLIORE AMICO
Una straordinaria storia vera di amicizia canina
Per tutti quelli che vogliono vedere un esempio reale dell’affetto incondizionato di un cane per il suo padrone
Parker Wilson è un professore di musica, un giorno, di ritorno dal lavoro, trova alla stazione un cucciolo di cane Akita, di origine giapponese, dentro una cassa di legno caduta per sbaglio a un facchino sbadato.
Il cane si chiama Hachiko, l’uomo lo porta a casa, la moglie all'inizio è contraria all'idea di adottarlo ma poi, cede e lo accoglie in famiglia. Viene soprannominato Hachi e diventa per Parker un amico fedele e un compagno di giochi, l’uomo passa tutto il suo tempo libero con lui e si affeziona all’animale. Ogni giorno Hachi accompagna il padrone alle 8 al treno e si fa trovare alle 5 in punto in stazione per accoglierlo al ritorno dal lavoro.
Parker un giorno, viene colpito da un infarto e non ritorna più a casa.
Hachiko continua comunque, imperterrito a recarsi ogni sera alle 5 in stazione e aspettare il suo padrone per tutto il resto della sua vita diventando una vera e propria mascotte per i dipendenti della ferrovia.
Film del 2009 con l’interpretazione di Richard Gere attore e produttore.
La pellicola è tratta da una storia vera accaduta in Giappone intorno al 1925.
Un racconto toccante e coinvolgente, il film è ben girato e sono d’effetto alcune scene in cui vengono mostrate allo spettatore le immagini attraverso gli occhi di Hachiko, in bianco e nero, un punto di vista innovativo; l’intenzione del regista sembra quella di far immedesimare chi guarda nell’animale a quattro zampe.
Commuovente è l’affetto che Parker dimostra per Hachi, si affeziona a lui, gli parla come si fa con un amico e gli dedica tante attenzioni che il quadrupede ricambia con scodinzolii e gesti di amore.
Una straordinaria storia di lealtà e fedeltà canina, l’amore incondizionato di un cane per il suo padrone che va oltre la morte. Un sentimento puro e sincero che Hachi non dimentica, non si rassegna e aspetta fiducioso il ritorno di un amico. Incurante del tempo che passa, attende, continuando a sperare perché niente per lui è più importante di una carezza del suo affezionato padrone.
Un esempio strappalacrime di sensibilità e umanità a quattro zampe.
QUATTRO BASSOTTI PER UN DANESE
Uno spassoso battibecco coniugale sulle razze canine
Per tutti quelli che hanno le idee chiare sulle loro preferenze cinofile
La bassotta Cloe dei coniugi Carrison dà alla luce 3 cuccioli femmina in uno studio veterinario, la moglie Fran adora i bassotti mentre Mark, il marito, non sopporta le piccole bestiole. Mark va dal veterinario per portare a casa i cuccioli e Cloe, viene convinto dal Dott. Pattison ad adottare un cucciolo di danese che la madre aveva allontanato perché non aveva più latte, per farlo svezzare alla sua bassotta.
Mark fa credere alla moglie che il quarto cagnolino sia un bassotto, Fran all’inizio non bada alla diversità del piccolo arrivato che viene chiamato Brutus. Il cane cresce a vista d’occhio e Fran accetta di malavoglia il danese, Mark, invece, è entusiasta di avere finalmente un cane virile e forte. Brutus, però viene incastrato dagli astuti fratellini adottivi che combinano un guaio dietro l’altro facendo in modo che il responsabile sembri sempre lui. Questo porta i coniugi Carrison a scontrarsi e litigare per difendere i loro pupilli. Fran fa partecipare Cloe a una gara cinofila e lo stesso fa, all’insaputa della moglie, Mark con Brutus su consiglio del veterinario che lo ritiene un bellissimo esemplare della sua razza.
Divertente film per famiglie della Disney del 1966.
Una commedia simpatica che mette a confronto due razze canine differenti. In genere chi ama i cani di grossa taglia non apprezza in egual modo quelli di piccola taglia e proprio come Mark e Fran, spesso è difficile conciliare le preferenze cinofile.
Nel film viene sfatato il mito che la stazza più grande voglia dire maggiori danni o più aggressività; qui infatti sono i piccoli “salsicciotti” come li chiama Mark i pestiferi animali mentre Brutus è buono e ingenuo ma si fa sempre incastrare.
Una gara Bassotto contro Danese all’ultima coccarda, uno spassoso battibecco coniugale sulle razze canine, una pellicola spiritosa e brillante da vedere con tutta la famiglia e con il vostro cane piccolo o grande che sia.
IO E MARLEY
Una commedia sulla difficile ma inevitabile convivenza canina
Per tutti quelli vogliono prepararsi all’arrivo di un cucciolo di labrador (o vogliono persuadere il
compagno)
I due sposini, Jenny e John Grogan decidono di trasferirsi in Florida dove entrambi hanno trovato un impiego come giornalisti in due testate differenti. John terrorizzato dall’idea della paternità, su consiglio dell’amico scapolo Sebastian, compra alla moglie un cucciolo di labrador, Marley. Il cane cresce velocemente e diventa un esemplare di 45 kg indisciplinato e vivace che continua a combinare disastri. Nel frattempo Jenny mette al mondo tre figli e lascia il lavoro per seguire la caotica famiglia allargata. John, prendendo spunto dalla sua esperienza personale, decide di scrivere una rubrica umoristica sulle disavventure di Marley che gli farà fare carriera nella rivista.
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Il Film racconta una storia vera, è tratto dall’omonimo libro autobiografico scritto nel 2005 che ha venduto 12 milioni di copie.
La pellicola è un ritratto di una famiglia qualunque che decide di far entrare nella sua vita un cucciolo; segue tutte le fasi di crescita di Marley fino alla vecchiaia quando il cane diventa debole e tranquillo.
Per realizzarla sono stati usati 22 labrador di varie età e peso addestrati al contrario per essere indisciplinati.
Jenny esaurita dalle urla dei bambini e dai disastri di Marley, arriva al punto di chiedere irata a John di portarlo via ma dopo pochi giorni, ne sente la mancanza e lo rivuole con se’ nonostante la sua vivacità.
Molti padroni si immedesimeranno in queste situazioni;quante volte i nostri amici pelosi combinano guai, ci fanno arrabbiare, ci fanno pentire di averli presi con noi ma poi basta uno sguardo, un loro gesto buffo di affetto, uno scodinzolio per farci sorridere e a essere felici di averli intorno.
E’ un film su un’esperienza reale e concreta che non mostra cani super addestrati e fenomenali ma un normale labrador qualunque, forse un po’ troppo spericolato ma che ama la sua famiglia e si sente a tutti gli effetti un membro di essa.
John va spesso a fare lunghe passeggiate con Marley e gli parla come si fa ad un amico e lui con la sua espressione buffa e le orecchie penzolanti sembra comprenderlo.
Una commedia che fa ridere e commuovere, la vita di una coppia e del loro cane, di un biondo amico peloso che cresce con loro, che è sempre presente nei momenti buoni e in quelli cattivi pronto, tra un danno e l’altro, a dare una zampa e a confortarli come può perché sono tutto quello che ha.
Voglio concludere con una bellissima “frase- verità”tratta dal libro “Io e Marley” che è citata da John Grogan all’inizio del film: “un cane non se ne fa niente di macchine costose , case grandi o vestiti firmati.Un bastone marcio è sufficiente, a un cane non importa se sei ricco o povero, brillante o imbranato, intelligente o stupido, se gli dai il tuo cuore lui ti darà il suo. Di quale persona si può dire lo stesso? Di quante persone si può dire lo stesso? Quante persone ti fanno sentire unico, puro, speciale? Quante persone posso farti sentire straordinario?".
“
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